"Non si puo' archiviare la
barbarie" .
Con questa riflessione, affidata
il 3 maggio del 1992 alle pagine dei quotidiani nazionali, è iniziato l’impegno
sociale di Adriana Musella.
Testarda,incosciente,innamorata
della vita , presidente, oggi, del Coordinamento Nazionale
Antimafia, ha fatto dell’ antimafia un sentimento e una scelta di vita; scelta
non indolore che ha comportato rinunce importanti, soprattutto nel privato ma,
consapevole e voluta.
Una storia, la sua, che parte da lontano; quando suo padre
Gennaro, un ingegnere salernitano, viene disintegrato da un’autobomba mafiosa a
Reggio Calabria.
Il corpo fu ridotto a
brandelli da una micidiale carica di tritolo che fece tremare la città tutta,
come un terremoto in una splendida mattina di maggio.
Dietro quel delitto, le
irregolarità di una gara d’appalto e l’associazione tra la ‘ndrangheta calabrese
e la mafia catanese di Nitto Santa Paola; una denuncia ed una ribellione, quella
dell’ing. Musella, che la mafia punì in modo eclatante perché fosse
d’esempio.
Da questa tragedia nasce una
forza che trasforma un grande dolore in un forte impegno, nell’esigenza di dare
un senso a quella morte, ricordandola alle coscienze della gente, affinché,
almeno nelle coscienze, non fossero cancellate, con la memoria, la verità e la
giustizia, sepolte, invece, da strati di polvere, tra i fascicoli ingialliti di
un tribunale.
“Quando, ad essere ucciso è un
esponente delle Istituzioni”, afferma Adriana Musella, “lo Stato lo ricorda, ma
se a cadere sono i cittadini comuni, questi vengono troppo spesso
dimenticati”.
E’ necessario, allora, che i
familiari si mettano in gioco in prima persona, dando nella società,
testimonianza della sopraffazione e della violenza subita, ma anche di reazione.
Certe morti non possono appartenere più soltanto al privato ma devono diventare
patrimonio comune”.
Adriana, per sfida, resta in
Calabria e da lì parte il suo impegno, da una terra non sua che, nei suoi
articoli, descrive come una regione senza voce e senza diritti.
Non è facile la sua
strada, gli ostacoli sono tanti e anche le prove da superare; deve combattere
con l’indifferenza, il sarcasmo, le connivenze, i tentativi di
delegittimazione.
In Calabria,si negava
allora pure l’esistenza del fenomeno mafioso, dicendo che la mafia non
esisteva.
Il suo scopo, però, è uno solo:
rendere utile quella morte, ricordare suo padre, costruendo una coscienza
diversa; affrontare il fenomeno mafia come problema culturale ed etico, educare
ai valori, abbattendo falsi miti e false regole, sradicando una cultura : quella
della mafiosità.
Nel 1992 fonda a Reggio Calabria
prima,a Palermo poi, il circolo “ Società Civile”, lo stesso che Nando Dalla
Chiesa aveva fondato ,anni addietro, a Milano.
La prima manifestazione
nazionale antimafia in Calabria, il 2 maggio 1993, vede scendere in piazza circa
diecimila giovani.
Tutti hanno in mano un fiore per non
dimenticare: nasce la gerbera gialla, che diverrà il fiore simbolo dell’impegno
antimafia, fiore semplice ma dallo stelo forte e robusto come forte e robusto è
l’impegno di chi combatte il crimine organizzato.
Da allora, ogni anno a maggio,
la gerbera torna a fiorire per trasmettere il proprio messaggio di memoria ma
anche di reazione, il suo colore solare è rinascita, speranza: un testimone
consegnato ai giovani per poter costruire una nuova storia.
Fondamentale, nella vita
di Adriana, l’incontro con il giudice Antonino Caponnetto, capo del primo pool
antimafia con Falcone e Borsellino, per lei divenuto un secondo padre ed un
maestro. Caponnetto la guida, la
sostiene, scende in Calabria e l’affianca. Insieme girano di scuola in scuola;
le insegna a parlare ai giovani ma, soprattutto, a ritornare a
credere.
Sotto la presidenza di
Caponnetto, nel 1995, nasce il Coordinamento Nazionale Antimafia , gli si da il
nome di “Riferimenti”, per le storie che caratterizzano i soci fondatori,
ciascuno testimonianza di una violenza subita, ma anche di un conseguente
impegno.
Dai sorrisi dei ragazzi,
dalla loro ingenuità e pulizia, da un dolore mai sopito, nasce la forza di
Adriana Musella.
Di anno in anno, il suo
impegno pubblico diventa sempre più tenace e più grande: coinvolge magistrati,
giornalisti, studiosi, studenti.Lo
spazio per la vita privata è quasi inesistente.
Alla morte di Caponnetto, il 6
dicembre 2002, Adriana assume la presidenza del Coordinamento
Antimafia.
Nel corso degli anni ,per il suo
impegno sociale ,ha conseguito numerosi riconoscimenti.
Tra i principali, particolare
importanza rivestono quelli assegnati dal Quirinale.
Nel 2004, in occasione di un
concorso bandito tra tutte le scuole della Calabria “Disegna il tuo no alla
mafia”, il Capo dello Stato , Carlo Azeglio Ciampi, le assegna la medaglia d’argento per l’impegno e l’attività del Coordinamento da
lei presieduto.
Donna
dell'anno nel 2008,dama d'onore del M.O.V.M Salvo D'Acquisto nel 2009,riceve,
poi,da Giorgio Napolitano due targhe di bronzo,appositamente coniate dalla Zecca
di Stato ,per la manifestazione del 3 maggio
2012 e per il ventennale della nascita della Gerbera quando nel 2013 ,questo
fiore ,simbolo della lotta alla criminalità' organizzata e del diritto alla
vita,ha compiuto 20 anni.
Il
2013 ha segnato anche il ventennale dell'impegno sociale di Adriana
Musella,nominata all'uopo,motu proprio dal Presidente Napolitano : " Grande
Ufficiale al merito della Repubblica Italiana."
Ancora
tre medaglie di bronzo della Presidenza della Repubblica sono state assagnate
nel maggio 2009'2010'2011,per altrettante manifestazioni.
Ha ricoperto incarichi nel Comitato Nazionale per
l’educazione alla legalità istituito presso il Ministero della Pubblica
Istruzione ed e' e' stata segretaria della Consulta Regionale Antimafia in
Calabria.